27 marzo 2020

italia si, italia no, la terra dei cachi

non sono mai stato molto incline a dare spettacolo, a lanciarmi in generiche o spericolate azioni per attirare l'attenzione di qualcuno, nulla di tutto ciò. Continuo dunque, non contravvenendo alle regole- genesi del mio DNA a non cantare a squarciagola canzoni sul balcone, ad applaudire ad orari prestabiliti e concordati sui social, ad accendere luci di cellulari in piena notte  insieme ad altri affaccianti,solo perchè lo fanno tutti. Non credo nella bontà di queste azioni, nè nello spirito di unione nazionale che pervade molti che si riscoprono amici, compagni di viaggio, a distanza di un metro o poco più. Gli italiani li considero, atavicamente, un popolo, fortemente individuale, egoista, ed il proprio essere civico compromesso da credenze, abitudini ed educazioni famigliari sottilmente prive di libertà di pensiero. Non mi considero immune da tutto ciò sia beninteso, ma la mia disarmante volontà di mettermi in discussione, di analizzare e di comprendere sempre,  e soprattutto la capacità  di immedesimazione innata che possiedo per quello che può accadere ad ogni persona, mi ricompensa spesso di una chiave di lettura che ritengo essere al di sopra delle parti.
Mi piacerebbe così, essere di grazia,  solamente un buon cronista del tempo che vivo, e degli accadimenti che si susseguono. Sono purtroppo intimamente  deluso di non avere intrapreso la carriera giornalistica, ne avrei guadagnato in esperienza di vita, e credo altresì che il coraggio che ci vuole per fare questo lavoro sarebbe venuto mangiando, proprio come l'appetito.
Mi devo perciò limitare, a questo punto della mia vita,  a guardare dal buco della serratura ciò che accade nel mondo, sperando con tutta la bontà del caso,  che il buco, sia quello giusto.

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