27 marzo 2020

italia si, italia no, la terra dei cachi

non sono mai stato molto incline a dare spettacolo, a lanciarmi in generiche o spericolate azioni per attirare l'attenzione di qualcuno, nulla di tutto ciò. Continuo dunque, non contravvenendo alle regole- genesi del mio DNA a non cantare a squarciagola canzoni sul balcone, ad applaudire ad orari prestabiliti e concordati sui social, ad accendere luci di cellulari in piena notte  insieme ad altri affaccianti,solo perchè lo fanno tutti. Non credo nella bontà di queste azioni, nè nello spirito di unione nazionale che pervade molti che si riscoprono amici, compagni di viaggio, a distanza di un metro o poco più. Gli italiani li considero, atavicamente, un popolo, fortemente individuale, egoista, ed il proprio essere civico compromesso da credenze, abitudini ed educazioni famigliari sottilmente prive di libertà di pensiero. Non mi considero immune da tutto ciò sia beninteso, ma la mia disarmante volontà di mettermi in discussione, di analizzare e di comprendere sempre,  e soprattutto la capacità  di immedesimazione innata che possiedo per quello che può accadere ad ogni persona, mi ricompensa spesso di una chiave di lettura che ritengo essere al di sopra delle parti.
Mi piacerebbe così, essere di grazia,  solamente un buon cronista del tempo che vivo, e degli accadimenti che si susseguono. Sono purtroppo intimamente  deluso di non avere intrapreso la carriera giornalistica, ne avrei guadagnato in esperienza di vita, e credo altresì che il coraggio che ci vuole per fare questo lavoro sarebbe venuto mangiando, proprio come l'appetito.
Mi devo perciò limitare, a questo punto della mia vita,  a guardare dal buco della serratura ciò che accade nel mondo, sperando con tutta la bontà del caso,  che il buco, sia quello giusto.

25 marzo 2020

tutti fenomeni

di questi tempi, necessito di leggerezza.  Tutti fenomeni, con la sua musica elettronica, ed il testo semplice ma efficace, mi aiuta

22 marzo 2020

il palloncino

sono a casa, mi alzo ogni mattina, alle 8 o giù di lì. Dal vetro, dopo colazione, osservo quanta gente è in fila davanti al panificio di fronte casa, per tirare poi lo sprint decisivo lungo le scale,  per accaparrarmi un filone di pane cotto a pietra, un pezzo di schiacciata e qualche pizzetta rossa per i miei figli, che mi accolgono con grida di divertimento ed approvazione non appena varco la soglia con il bottino. La volta scorsa, smarrito e senza meta, ero sceso in avanscoperta per vedere quanta gente c'era nel supermercato biologico non distante  casa  ed avvicinandomi capii che c'era da fare una fila che mai avevo fatto per dei prodotti biologici, cari, e il più delle volte sopravvalutati. Mi rammaricai di  aver boicottato in partenza il panificio di fronte casa, tornai quindi sui miei passi, ma una piccola fila di mascherine mi aspettava anche lì con impazienza.  A quel punto non avevo voglia di fare nessuna fila, e  dopo aver incrociato una maschera antigas, tornai a casa con le mani in mano e una gran voglia di mascherina a forma di pan brioche.

Tra i negozi davanti casa, vorrei ricordare il negozio di palloncini ed articoli per compleanni, feste, anniversari etc etc che il proprietario gestiva con discrezione e simpatia. Da poco tempo, eravamo diventati clienti abituali, o meglio da quando mia figlia ha cominciato la materna, quindi passaggio obbligato al ritorno. Come Tex Willer oramai ero solito affrontare il percorso scuola casa, con la solita gola/strettoia del canyon, e  passo dopo passo,  aspettare  l'imboscata di turno degli indiani dall'alto.  Un tira e molla quotidiano, dove c'era una figura che tirava (mia figlia) e uno smilzo figuro che mollava (io). Così abbiamo accumulato nel tempo (devo dire breve) diversi palloncini, oramai sgonfi e privi di elio persi nello spazio cosmico. L'ultimo palloncino che ho ancora  qui di fianco mentre scrivo, è attaccato al soffitto,  è a forma di cuore, viola, con Elsa ed Anna di Frozen l'una accanto all'altra.
Il proprietario, aveva preso a simpatia l'ostinata testardaggine di mia figlia che come un mulo sardo, piantava i piedi davanti alla sua vetrina mentre io cercavo di smuoverla inutilmente. L'ultima volta dicevo, dove, dopo aver attaccato il palloncino alla bombola grigia,  alta e filiforme dell'elio era solito chiedere: di che colore lo vuoi lo spago? e mia figlia come sempre, gli rispondeva,  blu.
Questa volta, non era solo, c'era la moglie, che accanto a lui, incartava,piegava,  insomma aveva il suo da fare, così non chiesi nulla circa il costo che avrei dovuto sostenere, perchè lo conoscevo, ed anche lui lo conosceva, visto che era solito togliermi un obolo per simpatia ( da quella volta che ci andammo per due giorni di fila, perchè accadde anche che  il giorno dopo l'acquisto, davanti  scuola, il palloncino si congedò da mia figlia per sempre nell'aria, libero e felice).
In quel silenzio tacito di sana complicità maschile, dopo aver gonfiato il palloncino, passò sommessamente dietro la moglie, cercando di non attirare l'attenzione della stessa e come un mimo mi  comunicò con i muscoli del viso e della bocca, il solito prezzo scontato, ed io ringraziandolo con gli occhi,  di tanta attenzione, ignaro dell'imminente chiusura,  gli allungavo la banconota che avevo già pronta.

20 marzo 2020

andrà tutto bene, forse

lo scorso  Natale sono tornato dai miei. Nei giorni seguenti, dopo aver dato gli auguri di un felice e fortunato anno nuovo, il condomino del quarto piano si rivelò scettico circa la mia dichiarazione che preferisco gli anni pari e da qui che le mie aspettative per l'anno a venire erano alte. Da dietro un cancello pedonale nero, uscendo mi disse: non penso sarà un anno fortunato visto che è bisestile, e con il suo viso fortemente dubbioso dava gravità a quelle parole. Nel contesto astronomico sono sempre stato abbastanza sufficiente di nozioni. Non perchè non mi interessi, ma perchè non ho avuto mai modo di approfondire con esattezza e passione. Così quando mi parlano di solstizio, di giorni in cui entra l'estate o la primavera, mi scopro inadeguato.  Quell'affermazione di Carlo mi ha colpito, ed ogni tanto in questi giorni mi si ripresenta davanti. Da quell'affermazione sono passati circa due mesi e si è scatenato poi l'inferno, che ci sta ancora ingoiando. Una mia amica, della mia regione, è in prima fila in una città del nord a combattere questa guerra. E' una guerriera senza elmetto, senza fucile, ma me la immagino, lì sul campo, tosta, decisa che questa guerra jl male non lo deve vincere. Lei combatte, e noi siamo alle prese con file di mezz'ora, un'ora, per entrare a  fare la spesa., Ci lamentiamo se non troviamo più i prodotti freschi come una volta, ci guardiamo in cagnesco se qualcuno si avvicina troppo  a noi ed al nostro carrello.
 Per chi combatte Livia?
Siamo fragili e stronzi con la memoria corta. Chi ricorda, perchè  sono stati tagliati i costi della sanità negli anni passati? perchè  sono stati chiusi molti  ospedali di provincia e non?
Per chi combatte Livia?
Ogni mondo è paese. Le stesse scene e le corse all' accaparramento, le vedo in ogni nazione vicina e lontana. L'italiano non è nè migliore nè peggiore degli altri. L'ignoranza è impetuosa e cavalca nel mondo. I furbi fanno la loro parte, e l'ipocrisia viaggia comoda nelle auto blu.
Per chi combatte Livia?
Si potrebbe pensare  ad un fondo (da attingere magari dalle donazioni che stanno arrivando copiose..)  per i medici e gli infermieri direttamente coinvolti in questa guerra,  per remunerarli in maniera extra per il loro sacrificio? Non sono dei mercenari e lo stanno dimostrando.


post in evidenza

pipa ad est

 Pipa ad est dietro ad un canneto si consumava lieto il tempo l'erba cresceva nei pantaloni abbassati a tutta pipa era la velocità di cr...