20 aprile 2020

throw away

il pomeriggio, a volte riposo un pò per le nottate passate tra mosse di karate e ginocchiate ricevute da mia figlia in disinvolta  grazia. Si tratta di un'operazione difficile, dove mi sono trovato a volte anche a  sentirmi russare all'improvviso per poi svegliarmi. Possibile che un riposo pomeridiano sia rumoroso alquanto? e così mi sveglio ed ascolto i miei figli che giocano in sala con il volume alto della spensieratezza.
Throw away, è il refrain di ciò che ogni tanto incontro sotto al piede, e quindi la domanda sorge spontanea o diventa una preghiera decisa: "si può buttare questa cosa che tanto lei non ci gioca? è sempre tra i piedi!" e così io a volte come i carbonari, al di fuori anche della materna visuale,  decido cosa si può buttare, nascondere e salvare  per quando sarà più grande.
Il vinello giornalmente mi solletica la pancia, così sfido ogni volta ad un duello all'ultimo sangue il tubo digerente. Il mal di capa mi governa fin da giovane, e gli antinfiammatori hanno fatto finora  la loro parte, nel frammentare le mie giornate e il mio tratto digerente. Con il caffè ci do poi il colpo di grazia, ed anche questa è fatta.
Altri giorni e mesi di quarantena forzata e diventeremo una specie di super eroi.  Sapremo levitare a mezza altezza, camminare attaccati in perpendicolare sui muri come spider-man; l'evoluzione della specie è cominciata. Io potrei essere l'essere primordiale di un essere mostruoso, metà uomo e metà sedia di cucina, corrucciato nel tratto umano  e pronto alla perenne seduta essendo fedele alla cucina, stanco e con un mantra pensiero in testa: prima o poi inventeranno una sedia nuova, senza gambe e da lì la mia sfortuna. Throw away anche per me.

 

13 aprile 2020

polveri sottili

la notte scorre lenta, nell'attesa del giorno che piano piano arriverà e divorerà in un baleno le ore, trasformandole in un'accozzaglia di azioni trite e ritrite, i soliti discorsi, i soliti pianti, la solita colazione, i pranzi e le cene.
Vorrei poter dire al mio vicino di fronte che quando si fa la doccia, il vetro del suo bagno non è a specchio, ma possiede un vetro normale, che non riflette le ombre e le forme dell'interno, ma la vista non occlude, pertanto, di grazia, che metta una tenda. Pur essendo miope, riconosco a distanza una tetta.
Nel frattempo, mentre il mio oziare è villano, ma non tranquillo come quello di una lucertola al sole, bensì scaravento le ore in mano al mio cuore, che mi dice, ma perchè non ti tranquillizzi? perchè non vivi in pace queste ore, di serene ferie, godute per non godere, bensì per assopire il mio monte ferie -rol- banca ore? come al solito io mi immedesimo, in quel dottore od infermiere che ogni mattina scende nelle tenebre terrene, che sposta aria mescolata al fuoco dell'inferno, che piange od ha pianto perchè ha fatto una scelta e non potrà mai dirlo a chi piange una bara o un'urna semipiena di polvere, dipende dal vento.
Io non sono mai tranquillo, non lo sono mai stato, nemmeno bambino, sentivo addosso il fiato pesante del vecchio che  avevo dentro, chi mi era amico lo sa, lo ha visto. Cosi combattevo e combatto tutt'ora con quei sospiri ora lievi, ora fardello, soffio del cuore, che mezza pasticca di antipertensivo al giorno, smuove dietro ad un carrello della spesa.



11 aprile 2020

niente sarà come prima

vedo persone sui balconi che corrono, che tracciano traettorie con le braccia, con le mani muovono l'aria. Percorrono in su ed in giù il percorso, il balcone od il terrazzo, una pista di atletica ridotta nello spazio.  Il Sig. Virus insiste, pervade le stanze di RSA ed ospedali. Niente sarà come prima. Non riesco ancora a mettere mascherine, solamente un'ordinanza comunale a breve me lo imporrà. E' difficile, trattare gli altri come appestati, eppure, durante le file, se qualcuno tossisce, starnutisce, mi fa pensare, e se questo qui davanti o dietro alla mia persona fosse positivo al Covid-19? Cerco nei giornali, l'età degli sfortunati. Il quotidiano La Repubblica, dedica una pagina intera alle loro storie, brevi, con tanto di età anagrafica. Io cerco le date, e scopro anche persone che hanno meno della mia età, morte senza avere particolari malattie pregresse. Godevano tutte di ottima salute. Niente sarà come prima.

la notte è giovane

un testo fortemente ironico, un fare dimesso, eppure ha scritto canzoni anche per Mina. Io lo preferisco in questo video, per chi, la notte è giovane...
 https://www.youtube.com/watch?v=k7nCuSZrfbU

09 aprile 2020

suite francese

ho iniziato a rileggere "Suite francese" di Irene Nemirovsky. Lo sto rileggendo ultimamente, per respirare quel senso di precarietà che pervade nel racconto i parigini che aspettano e fuggono da un imminente arrivo dei tedeschi a Parigi. Le storie di ogni famiglia, di ogni personaggio, ricco o povero che sia, si intrecciano,  in uno  stile cinematografico, semplice e profondo  e si legge il tutto  come se si fosse spettatore di quello che sta accadendo. . Spero che aprano al più presto le librerie e possiate acquistare  questo libro,  così da poterci avvicinare (per quello che stiamo vivendo ora) a quel tipo di esperienza che è la guerra, e soprattutto la paura dell'ignoto, del nemico che sta per arrivare. Tutto ciò che è vita normale, diventa passato, ed inizia una nuova esperienza, fatta di privazioni, di fatica, e soprattutto viene fuori ciò che uno è realmente, la propria personalità nascosta. La paura, che repentina entra in noi e ci fa essere migliori o peggiori di come ognuno crede di essere.
Vi consiglio di leggere Irene N. e di leggere anche la sua biografia che da sola vale un libro.

07 aprile 2020

vinavil

mi sono sempre piaciute le voci bianche,  particolari, tendenti al femminile ( su tutti, Edda, Jeff Buckley, Marco Parente), eppure con Giorgio Poi, non riuscivo a credere a questa voce sincera, fino a che non l'ho apprezzata anche dal vivo...

https://www.youtube.com/watch?v=EV1TL8w3O2M

questa in studio:
https://www.youtube.com/watch?v=m-NgsuRTx4s

senza mascherina


un signore sui 65 anni, ben vestito, ma senza mascherina (come me)  e con dei guanti da ortofrutta di quelli trasparenti,  procedeva ieri pomeriggio nel viuzzo sotto casa  che costeggia il giardino comunale, dove io con mia figlia eravamo per una breve uscita pomeridiana alla ricerca disperata di sole e della Vitamina D. L'incedere era abbastanza lento e ho notato subito che qualcosa non andasse. Dopo due passi, si appoggiava ad una prima auto, e così di seguito, altri due passi e la necessità di appoggiarsi ad un'altra auto. In maniera silenziosa, non che ansimasse, si vedeva che faceva una fatica inverosimile per procedere oltre.. Mi è venuto subito in mente, la foto che ho visto durante la prima fase della pandemia a Wuhan, dove un signore colto da infarto dopo essersi accasciato non è stato soccorso da nessuno per la paura di essere contagiato,  e quando dopo diverse ore è intervenuto il personale di un'ambulanza, ha portato via il cadavere come se  portasse via un sacco di patate. Mentre pensavo questo, una signora di una certa età, con la mascherina,  che si incamminava nel viuzzo con un cagnolino al guinzaglio, guardava di soppiatto il signore mentre io interrogandolo a distanza cercavo di capire come stesse. Alla mia richiesta se dovessi chiamare qualcuno mi ha risposto chiaramente di no e dopo avermi detto che abita nel palazzo di fianco, si appoggiava ad un sostegno di legno della recinzione dei giardini, cercando  di riprendere fiato ed energia. Dopo averlo interrogato oltre chiedendogli se avesse dolore o meno, per capire dunque se ci fosse un infarto in corso, forse infastidito dalle mie domande era lì  per ripartire, ma io gli ho detto: "stia lì stia lì, riprenda fiato", ed allora ha desistito venendo poi a sedersi sulla panchina sulla quale poco prima avevo poggiato i giubbini. Nel frattempo la signora con la mascherina mi rinnovava l'invito ad allontanarmi da lì insieme a mia figlia,  prima con un gesto della  mano e poi con le parole, concludendo: "nel caso si chiama qualcuno", e dicendo così si dileguava nel nulla. Nel frattempo una coppia di signori dal quarto piano, lo tenevano d'occhio e dopo aver preso accordi con loro per seguirlo dall'alto, sono risalito in casa insieme a mia figlia.


03 aprile 2020

i sopravvissuti

ho vissuto da bambino gli anni 70 fino ad arrivare all'adolescenza negli anni 80. Sono cresciuto con mamma rai e con le atmosfere ovattate di una cittadina di provincia, la città della camomilla. Vivevo quegli anni in playback come i Sanremo degli anni 80,  e guardavo la serie de "i sopravvissuti", dove un virus nuovo, terribile, contagioso e mortale, si propagava per tutto il mondo. .
Ambientato in Inghilterra, si trattava di una comunità di sopravvissuti, formatasi un pò alla volta, dove i sopravvissuti, appunto, vagavano in cerca di cibo nelle incantevoli campagne inglesi,  con tanti sbandati a piede libero.  Questa comunità non era molto aperta, proprio per garantire l'ordine e la buona salute di tutti, e  dove vigevano leggi stabilite in maniera democratica riguardante i rapporti fra di loro, le competenze,  gli affidamenti dei compiti.

Avevo meno di dieci anni, mi è rimasta impressa una delle ultime puntate, dove un innocente, un uomo mite, sulla sedia a rotelle, venne ritenuto ingiustamente colpevole di un omicidio dove invece l'assassino, un essere dall'aspetto ribrezzante e  viscido uccide una ragazza, non prima di tentare di violentarla. Ricordo bene, che il mio animo acerbo, venne messo a dura prova da quella situazione, dal viso implorante pietà di quell'uomo sulla sedia  a rotelle e che innocente dopo un processo sommario, e dopo le votazioni della comunità,  venne deciso  di terminarlo. Ho rivisto tutte le puntate de i sopravvissuti, dopo che qualche anno fa, sono state rese disponibili dalle teche rai, in cd venduti nelle edicole.  A distanza di più di quaranta anni dall'ultima visione, non vedevo l'ora di tornare a quella puntata, a quel bambino di 8, 9 anni che seduto in maniera anomala e scoliotica sul divano in tessuto beige, veniva catapultato in storie più grandi di lui, e che l'eterna curiosità della vita la condensava davanti ad una tv in bianco e nero di 12 canali o poco più.

A scapito del mio essere ipersensibile,  siccome non mi facevo mancare nulla, ero altresì rapito dai cartoni animati giapponesi che cominciarono ad arrivare copiosi in quegli anni. I cartoni animati giapponesi di quell'epoca, a partire da Candy Candy, per poi arrivare a Capitan Harlock, passando per Dolce Remy, per dirne qualcuno, erano un concentrato di eventi negativi, di sfortune, mancanze, da cui si dipanavano dunque delle sceneggiature di origine nipponica, tristissime, malinconiche che hanno senza dubbio traviato anch'esse la mia infanzia. Così continuo ancora in questi tempi moderni,  a trafiggermi il cuore, a percuotere le mie ossa, ad inseguire le mie ombre, guardando avidamente le opere di Miyazaki, catena di congiunzione con i miei fantasmi da bambino, non nascondendo di coinvolgere anche la mia prole, in questo autolesionismo fantastico.

p.s. per chi volesse iniziare questo viatico di sorpresa, di lotta ed intreccio fecondo fra bene e male, consiglio di iniziare con "il castello errante di Howl", magnifico esempio del fatto che il nero non è sempre nero, e che il bianco non sempre è immacolato.

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