il fiato dei bambini nella nanna è figlio de primo tepore che li porta fra le braccia della mamma, così con la tv in lontananza mi passa accanto il nascondiglio degli anni 70, remoto buco nero, che mi fa entrare, ed i soliti rumori di piatti e posate, pippo baudo e la sua inconfondibile voce mi raggiungono già bambino chino su una 127 color panna. Il peso di quei ricordi, li percepivo nel passato già allora, presente futuro, sentivo che non dovevo dimenticare alcuni fatti, alcuni accadimenti, per portarmeli poi a spasso negli anni 2000, nel pieno di una pandemia. E chi se li scorda alcuni fatti, alcuni anche senza importanza, riaffiorano come il muso imberbe di una pecora appena tosata. Le mascherine che la vita ti dona in questa epoca straordinaria, cavalcano l'onda nera della peste trasparente, che toglie aria e ti abbraccia e sfinisce spegnendoti come il dito premuto su uno stoppino di una candela di cera. Così le ombre che sono in ogni stanza danzano anche quando tutto si quieta, ed il silenzio non è silenzio, ma un ago intriso di rumore assordante, che sferza e cuce, che rammenda e scuce quel fantasma che agita un lenzuolo bianco dell'arresa.
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